Sanzioni tributarie: il contribuente deve provare l'incertezza normativa
- Giulia Esposito
- 16 gen
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La Corte di Cassazione, sezione tributaria, con l'ordinanza 115 del 4 gennaio 2025, ha affermato che, per procedere all'annullamento delle sanzioni tributarie irrogate dall'amministrazione comunale, il contribuente deve provare l'incertezza normativa oggettiva e i rilevanti contrasti giurisprudenziali che lo hanno indotto a commettere le violazioni.
L'incertezza normativa esonera dal pagamento delle sanzioni tributarie solo se le norme fiscali non sono chiare, non esistono o sono contrastanti le circolari, le risoluzioni o le pronunce dei giudici sulla questione oggetto di contenzioso.
Sempre la Cassazione, con la sentenza 11424/2022, aveva già chiarito che il contribuente non ha la possibilità di contestare la pronuncia del giudice che non ha dichiarato non dovute le sanzioni, in quanto le Corti di giustizia tributaria possono procedere all'annullamento delle sanzioni irrogate solo qualora sussista un'espressa istanza dell'interessato, il quale deve anche motivare le ragioni per cui ritiene di essere stato indotto in errore.
La giurisprudenza precisa infine che il giudice può dichiarare l'inapplicabilità delle sanzioni (secondo quanto previsto dall'art. 10 dello Statuto dei contribuente e dall'art. 6 del D.Lgs. 472/1997), in seguito a istanza dell'interessato, quando la disciplina normativa da applicare si articoli in una pluralità di prescrizioni il cui coordinamento appaia concettualmente difficoltoso per l'equivocità del loro contenuto. È invece irrilevante l'incertezza soggettiva derivante da ignoranza incolpevole.